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C’è la forza dell’affermazione di un uomo sul proprio destino dietro questi quattro numeri. Uno Sette Sette Quattro. Il 1774 è la data che segna il successo ancora inconsapevole di una piccola attività manifatturiera. È l’anno dell’ambizione di Francesco Pineider, l’imprenditore che nel cognome e nell’anima porta il vigore della sua Val Gardena e lo fonde alla leggiadria culturale di Firenze. Pineider apre nella città toscana la prima bottega, in Piazza della Signoria, una sfida dichiarata alla bellezza del David di Michelangelo che ogni giorno scruta dalle finestre del suo laboratorio. Perché anche Pineider è uno scultore, dà forma all’eleganza dei caratteri, cesella a mano i rilievi, perfeziona senza sosta le tecniche di stampa con riproduzioni di palazzi e monumenti delle più belle città europee.
Un senso estetico così pronunciato che nel 1800 affascina politici, scrittori, poeti come Napoleone, Lord Byron, Stendhal. Turisti romantici sedotti dal fascino di una cartolina artistica Pineider. Incantati da tanta personalità e bellezza che Francesco, il maestro, nel 1871 porta anche a Roma dove apre un nuovo negozio per fornire i suoi preziosi strumenti alla Corte, ai Ministeri e alle ambasciate dell’allora nuova capitale d’Italia.
Tutte tracce di un consenso crescente che non fermano la sua brama imprenditoriale. Qualche anno più tardi, nel 1888, dopo l’apertura del secondo punto vendita fiorentino tra i lussuosi palazzi di via de’ Tornabuoni, quella piccola bottega si trasforma in azienda. Pineider inizia a importare in esclusiva dall’America le prime penne stilografiche moderne: è il nuovo capitolo che aggiunge inchiostro e carattere alla sua produzione. Anni di ricerca continua, impaziente e tormentata, di creatività protesa alla perfezione, che attraversano la prima metà del Novecento. Anni che nel 1949 sembrano trovare uno sbarramento simbolico a non andare oltre, sussurrare che il genio deve porsi un limite.
Talmente bella che, nella sua forma progettuale, riesce anche a ingannare l’alluvione del 1966 salvandosi da una tragica vicenda storica. Graziata dalla sua stessa meraviglia espressiva che dagli anni Duemila firma i cadeau del Governo Italiano durante le cerimonie più importanti. Uno scrittoio da viaggio, una cartella di lavoro, una penna… ritagli di quotidianità distinti, garbati, delicati che da sempre descrivono la biografia contemporanea dei clienti Pineider e l’attuale riconoscibilità internazionale del brand.